Anche i 150 anni dalla proclamazione di Roma Capitale diventano occasione per una polemica, l’ennesima. Una polemica che sembra però fondata sul nulla, almeno stando ad una attenta lettura di quanto sta accadendo. Dovuta probabilmente, almeno a detta degli osservatori più maliziosi, a motivi molto diversi da quelli addotti da chi l’ha iniziata.
Roma Capitale: cosa è accaduto
La polemica è nata intorno ad una data ben precisa, il 3 febbraio 2020. Proprio quel giorno, infatti, un concerto presso il Teatro dell’Opera darà inizio alle celebrazioni dei 150 anni di Roma Capitale. Una data che però non è andata giù al Comitato Roma 150, il quale ha fatto notare che quel giorno ricorrono 149 anni dall’evento.
Secondo il Comitato, infatti, il 3 febbraio del 1870 la proclamazione non era ancora avvenuta. Sarebbe arrivata soltanto con la legge n. 33 del 3 febbraio del 1871, da cui decorrono appunto gli anni di distanza. In pratica il 3 febbraio del 2020 sarebbero 149 anni dalla proclamazione di Roma Capitale. Ha ragione il Comitato? Dal Campidoglio dicono di no, vediamo perché.
Roma Capitale: la risposta del Campidoglio
Sembra però che sia il Comitato ad essere incorso in una palese svista. Il Campidoglio, infatti, ha spedito gli inviti tramite posta elettronica, specificando che il concerto in questione è l’apertura delle celebrazioni per la proclamazione di Roma Capitale. Celebrazioni destinate a culminare appunto nel 3 febbraio del 2021, dopo una lunga serie di eventi.
Sembra quindi corretta la ricostruzione arrivata dal Comune, tanto da spingere qualcuno ad affermare che in realtà l’errore consista nel non aver proprio preso in considerazione il Comitato. Se la Raggi lo avesse coinvolto nelle celebrazioni, dandogli una copertura ufficiale, lo stesso non avrebbe avanzato alcun tipo di recriminazione.
Cos’è il Comitato Roma 150
Il Comitato Roma 150 è presieduto da Andrea Costa e nel corso dei mesi ha raccolto molte adesioni in ogni parte del Paese. Tra di essi anche alcuni nomi legati alla politica romana, come ad esempio Paolo Berdini, l’urbanista esautorato da Virginia Raggi dopo essere stato ingaggiato in qualità di assessore. O come Marino Bernardo Rossi Doria, a sua volta predecessore di Berdini nella giunta guidata da Ignazio Marino. Ne fa parte anche Stefano Fassina, economista noto per aver fatto parte del Partito Democratico prima di abbandonarlo.
Il Comitato, però, sembra proprio non aver sfondato nel cuore di Virginia Raggi. La sindaca non ha infatti voluto coinvolgerlo nelle celebrazioni di Roma Capitale, ritenendo evidentemente di non averne bisogno. La polemica, quindi, nascerebbe proprio su presupposti di carattere politico, considerato come sul piano formale a dare vita ad uno scivolone sia proprio il Comitato. La speranza è che termini presto, non sentendosene in effetti la mancanza.