Lucha y Siesta: ora è guerra aperta

La questione di Lucha y Siesta, il centro antiviolenza sulle donne di Via Lucio Sestio torna in alto mare. Se nelle ultime settimane sembrava che la soluzione fosse a portata di mano, ora è invece guerra aperta tra Virginia Raggi e le attiviste che gestiscono il centro. Ad innescare la nuova fase di conflittualità è stata proprio la sindaca, decisa a cessare le utenze, in vista dell’asta fallimentare sulla struttura. Una mossa che ha però scatenato la vivace reazione della controparte, con esiti al momento difficilmente prevedibili.

Lucha y Siesta: la versione della Raggi

Perché Virginia Raggi è arrivata alla risoluzione di chiudere le utenze? In pratica la sindaca ritiene di aver fatto tutto quello che doveva, presentando un piano che permette alle ospiti del centro di avere una casa. Le abitazioni proposte fanno parte del patrimonio immobiliare del Comune e permettono alle donne interessate di avere un tetto sulla testa.

Anche per quanto concerne i servizi dispensati da Lucha y Siesta, il Comune ha affermato di voler preservare la loro qualità e importanza. In pratica le modalità di affiancamento alle donne soggette a violenza sarebbero delegate ad una struttura comunale. In tal modo i servizi previsti da Lucha y Siesta avrebbero addirittura una copertura istituzionale.

Lucha y Siesta: la versione delle attiviste

Molto diversa è l’interpretazione delle attiviste che operano all’interno dello stabile di Via Lucio Sestio dal 2008. Secondo loro Roma, attualmente, non assicura rifugio alle donne vittime di violenza, essendo disponibili solo 25 posti letto. Un numero ben lontano da quanto raccomandato dalla convenzione di Istanbul che raccomanda un posto ogni 10mila abitanti.
Proprio le operatrici, peraltro, ritengono che sull’immobile di Via Lucio Sestio si siano appuntati appetiti particolari. A partire dagli interessi dei liquidatori fallimentari, che potrebbero trarre giovamento economico dalla vendita. Non si fidano dunque della soluzione proposta dalla Raggi.

La Regione resta sullo sfondo

Nella questione c’è poi da rilevare il silenzio da parte della Regione Lazio. Dopo lo stanziamento di 2,4 milioni di euro per partecipare all’asta, ci si poteva attendere un maggior interventismo da parte di Nicola Zingaretti. In queste ore, invece, dalla Pisana non è trapelato praticamente nulla, come se la questione interessasse solo la Raggi.

Un atteggiamento che rimane difficile da spiegare, se non leggendo proprio il comunicato delle operatrici del centro. Sono proprio loro, infatti, ad affermare che Lucha y Siesta “non è solo un immobile, è uno spazio trasformato in un punto di riferimento sociale e politico.” Resta soltanto da capire per quale parte politica voglia essere punto di riferimento Lucha y Siesta, anche se non sembra complicato capirlo sin da ora.

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