CGIL chiede assunzioni e rilancio della sanità pubblica

Il Covid 19 ha messo a nudo i danni arrecati al Sistema Sanitario Nazionale da decenni di politiche di bilancio. L’aver sostenuto la necessità di razionalizzare, in pratica di tagliare, servizi e posti letto, si è rivelato il cavallo di Troia della crisi sanitaria in atto.

Se la questione dovrà essere affrontata più nel dettaglio quando l’emergenza sarà stata ridimensionata, ora è però tempo di iniziare a sanare le ferite inferte da una politica dissennata. A chiedere interventi urgenti è anche la CGIL, il maggiore sindacato italiano. Che, però, apre già una finestra sul futuro.

CGIL: 5mila nuove assunzioni nei prossimi due anni

La maggiore centrale sindacale italiana ha chiesto che si vada oltre l’emergenza coronavirus. Il modo migliore per farlo è procedere a 5mila assunzioni nei prossimi due anni. A sostenerlo sono stati Natale di Cola, segretario Cgil di Roma e Lazio, e Giancarlo Cenciarelli, Segretario Generale Fp Cgil Roma e Lazio. Proprio loro, in una nota redatta per l’occasione, hanno infatti ricordato come i sindacati avessero denunciato ben prima del virus l’insensatezza delle politiche sanitarie.

“L’emergenza ha reso evidente la necessità di incrementare il servizio sanitario pubblico nella regione a partire da posti letto e personale”: questo quanto affermato nel comunicato. In cui si ricorda anche come le 800 assunzioni lampo annunciate, che si aggiungono alle 1000 concordate prima dell’emergenza, non bastano.

Secondo la CGIL occorre raddoppiare

Il documento emesso dalla CGIL chiede in pratica il raddoppio della posta annunciata. Solo per l’anno in corso devono essere messe in preventivo almeno 2500 assunzioni di medici, infermieri, operatori socio sanitari e ogni altra figura professionale necessaria. Facendo altrettanto in quello successivo, in modo da arrivare a non meno di 5000 nuove risorse nel biennio.

A giustificare le richieste è l’esigenza di dare vita ad un completo ribaltamento della narrazione portata avanti dalla politica, tutta, negli ultimi decenni. Presentando la sanità come un costo, invece che come una risorsa, in una Paese sempre più vecchio. Una politica che ha favorito la precarietà a danno della necessaria stabilità, aprendo le falle oggi visibili.  

Contro la precarietà

Proprio la precarietà sponsorizzata dalle dissennate politiche sanitarie di tutti gli schieramenti, è l’altro bersaglio della nota. I quali affermano: “Deve essere chiaro l’impegno ad assumere un ingente numero di personale, e ad assumere a tempo indeterminato. Le proposte di lavoro a tempo determinato rallentano le procedure: molti idonei infatti si trovano costretti a rinunciare a contratti a 12 mesi, non rinnovabili a fine emergenza, avendo già un impiego nel privato”.

Il discorso sicurezza

Infine il discorso sicurezza, emerso nel corso dell’emergenza. La denuncia della CGIL è anche in questo caso molto chiara, ricordando come in molte aziende sanitarie siano mancati strumenti individuali di protezione. Non solo è da registrare la latitanza di mascherine, guanti e tute, ma anche la mancata effettuazione dei tamponi per chi è venuto a contatto con casi positivi. Una denuncia, quella sui dispositivi di sicurezza, del resto condivisa anche da Anna Rita Amato e Antonino Gentile del Direttivo dell’Unione Lavoratori Sanità Roma e Lazio.

Proprio loro ricordano come la Regione Lazio, ancora una volta, abbia dato vita a soluzioni di contrasto inadeguate. Le indicazioni regionali, infatti, contrastano con quelle emanate dal Ministero della Salute. Tanto da spingere ad una chiusa molto severa: “Purtroppo i limiti attuali di risorse e di personale nella sanità laziale non consentono il lusso di far ammalare chi sta in trincea”.

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