La questione del Forlanini sembra destinata a fare da cartina da tornasole per un certo modo di concepire la politica. Assurto a simbolo di decenni di politiche tese allo smantellamento della sanità pubblica, lo storico ospedale romano potrebbe ora trasformarsi in un campo di battaglia.
Sui suoi resti, infatti, si sta giocando una partita tra chi vorrebbe farne il perno per riattrezzare la sanità pubblica regionale e chi, invece, sembra voler continuare a proporre ricette che si sono dimostrate assolutamente fallimentari, mettendo a rischio la salute della collettività.
Forlanini: la memoria della Regione Lazio
Proprio sul Forlanini, la Regione Lazio ha emanato una memoria il passato 6 dicembre. Nella quale si accenna ad un importante negoziato, col tramite del Ministero degli Affari Esteri, finalizzato alla stesura di un accordo internazionale tale da prevedere ” la collaborazione tra il governo italiano, l’IFAD ed il WFP per verificare la fattibilità finanziaria, tecnica ed operativa di sviluppo del complesso Forlanini con una Cittadella delle Organizzazioni internazionali idonea ad ospitare le sedi del World Food Programme e dell’IFAD”.
Gli altri progetti della Regione Lazio
Il documento del 6 dicembre, però, non è la sola ipotesi sul campo. Ce ne sarebbe anche un’altra, quella relativa all’utilizzo della struttura per farne uffici regionali. Mentre è svanita la terza, che prevedeva di impiantare una “Cittadella della pubblica amministrazione e dei servizi ai cittadini”, nella struttura dello storico ospedale capitolino.
Se questa terza soluzione è già stata scartata, rimangono in piedi le altre due.
Spingendo però chi intenda capire meglio la questione a porsi qualche domanda. A partire da quella relativa al fatto che non si capisce perché la fatiscenza asserita delle strutture sia un ostacolo alla riapertura di un ospedale, ma non per altre soluzioni. Anche perché a detta del CIMO, sindacato dei medici laziali, i costi per la riapertura del Forlanini sarebbero ad esempio irrisori rispetto ad altre soluzioni prospettate.
Forlanini, un simbolo che sta tornando d’attualità
La questione del Forlanini sta tornando ad agitare le acque romane. Già all’epoca della sua chiusura furono in molti a dichiararsi contrari rispetto a quanto stava accadendo. Era in effetti troppo facile prevedere che l’eliminazione di migliaia di posti letto, avrebbe messo in difficoltà la sanità laziale. Soprattutto se aggiunti a quelli già tagliati dalla Regione Lazio. Nessuno, peraltro, poteva prevedere all’epoca l’arrivo di un coronavirus che ha evidenziato nella maniera più chiara i guasti provocati nel nome del bilancio.
Si è infatti preferito tagliare a tutto spiano su un servizio essenziale, piuttosto che andare a toccare settori meno importanti, ma magari più preziosi per la politica. Il tutto mentre aumentavano gli stanziamenti a favore della sanità privata. Il risultato di queste politiche può essere dedotto dai dati riportati dal report dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Secondo il quale molti cittadini del Lazio sono costretti a rivolgersi alla Lombardia, all’Emilia Romagna, al Veneto e alla Toscana per curarsi.