La paura per il coronavirus si avverte soprattutto sui posti di lavoro. Molto spesso, infatti, sui luoghi di produzione le misure sanitarie sono ridotte o addirittura inesistenti. Con la conseguenza di alimentare timori di non poco conto.
Come sta accadendo allo stabilimento Amazon di Passo Corese, ove è stato proclamato uno sciopero proprio per sollecitare il rispetto delle misure tese al contenimento del Covid 19. Uno sciopero reso indifferibile soprattutto nel reparto AFE, ove avviene l’impacchettamento.
Amazon, le ragioni della protesta
Proprio il reparto dove sono preparati i pacchi, infatti, vede i lavoratori assembrarsi in spazi angusti. Una modalità di lavoro che costringe a contatti che pure non dovrebbero avvenire. A vietare questo modus operandi è in particolare il Protocollo firmato dalle parti sociali lo scorso 14 marzo.
Nel quale la prosecuzione delle attività produttive può avere luogo solo se vengono rispettati adeguati livelli di protezione. In questo quadro FILT e Nidil CGIL Rieti Roma Est Valle dell’Aniene avevano chiesto la dotazione di mascherine e guanti per tutto il personale. Incrociando le braccia in attesa che fossero ricostituite le misure minime di sicurezza.
Amazon riprende a lavorare a pieno ritmo
Dopo giorni di agitazione, ora la situazione sembra essere tornata alla normalità. Amazon, infatti, ha ottemperato alle indicazioni sindacali e dato vita ad una serie di misure per ovviare alla situazione che si era venuta a creare. Tra i provvedimenti presi spicca quella che prevede la distanza di almeno 3,5 metri delle posizioni all’interno del reparto AFE.
Le pause sono state scaglionate ogni quarto d’ora al fine di ridurre il transito di lavoratori nelle aree comuni, mentre il bar esterno è stato chiuso, in quanto le sue dimensioni sono troppo limitate. Anche i turni di lavoro sono stati oggetto di ridefinizione. In tal modo è possibile ridurre la presenza eccessiva di personale all’interno del magazzino. Per il quale sono stati approntati percorsi in modo da favorirne il deflusso.
Continuano a mancare le mascherine
Resta ancora in piedi, però, il problema delle mascherine. Nonostante ciò le organizzazioni sindacali parlano di grande risultato. Lo hanno fatto in una nota emessa da Massimo Pedretti, per la Filt Cgil Roma e Lazio, e Mihai Popescu, Segretario Generale di Nidil Rieti Roma Est Valle dell’Aniene. Cui però ha fatto da controcanto l’USB, che ha chiesto in particolare all’azienda di sanificare e igienizzare gli ambienti di lavoro. Le pulizie più frequenti e accurate, pure assicurate da Amazon, non sembrerebbero infatti sufficienti per garantire assoluta sicurezza.
La produzione privilegia i prodotti essenziali
Va anche sottolineato come Amazon abbia deciso di privilegiare i prodotti essenziali. Una categoria in cui rientrano soprattutto i generi alimentari, i prodotti per la salute e la cura personale. Oltre a tutti gli oggetti necessari per poter lavorare da casa, i libri e i giocattoli. Senza escludere però oggetti che sono al momento assolutamente non indispensabili. Un controsenso che si spiega proprio con il fatto che le famiglie rimanendo chiuse in casa, non intendono rinunciare alla parvenza di una vita normale.