Un sistema che va ripensato: questo è l’orientamento espresso da Alessio D’Amato sulle case di riposo. Un sistema che anche nel Lazio ha dimostrato limiti talmente chiari da spingere i sindacati a denunciare le strutture alla stregua di lazzaretti.
La conferenza stampa di Alessio D’Amato
L’assessore alla sanità della Regione Lazio ha affrontato il tema nel corso di una conferenza stampa. Affermando, in particolare: “Quando usciremo dall’emergenza coronavirus dovremo ripensare completamente l’attività delle Case di riposo, che non fanno parte del sistema sanitario regionale, ma vengono autorizzate dai Comuni”. Il tema è diventato di stretta attualità, alla luce di quanto accaduto durante la crisi innescata dal coronavirus. Ma doveva esserlo da tempo, proprio alla luce delle situazioni emerse.
Una situazione abnorme
D’Amato ha poi aggiunto: “È un problema serio perché spesso vengono ospitati anziani non autosufficienti, che non ci possono stare”. Proprio le parole dell’assessore destano però un dubbio di non poco conto: bisognava proprio aspettare che la questione esplodesse in tutta la sua gravità, per accorgersi del fatto che quello delle case di riposo è un sistema malato?
Cosa è accaduto a Nerola e Contigliano
La questione delle Rsa è esplosa soprattutto a causa di quanto accaduto a Nerola e Contigliano. Proprio dalle case di riposo il contagio ha preso vigore, tanto da costringere le autorità a proclamare la zona rossa. Sotto accusa è proprio la mancanza di controlli che ha agevolato il virus, facendo strage di anziani. Eppure ormai da tempo era chiaro che il sistema era profondamente malato. Con le case di riposo diventate in pratica un luogo ove parcheggiare anziani non autosufficienti. Una situazione del resto che non è limitata al Lazio, ma coinvolge quasi tutto il territorio nazionale. Come al solito, però, ci è voluta un’emergenza per spingere la politica a prenderne atto.