Gaia e Camilla, le due ragazze morte in seguito ad un investimento nella notte tra il 21 e il 22 dicembre, non erano sulle strisce pedonali. Inoltre, essendo sbucate dal buio erano molti difficili da vedere per un auto in corsa. Questa sarebbe la conclusione del perito sulla tragica vicenda di Corso Francia.
Corso Francia: le conclusioni della perizia
La consulenza depositata dal perito incaricato presso la Procura della Repubblica sembra confermare per grandi linee la ricostruzione fatta da più parti. Se da un lato conferma l’eccessiva velocità dell’investitore, Pietro Genovese, dall’altro pone in rilievo il comportamento imprudente delle due ragazze. Non solleva comunque il conducente dalle sue responsabilità, considerato come questi avesse affermato di essere appena ripartito con il rosso e di non poter quindi avere raggiunto una eccessiva velocità. Inoltre Pietro Genovese aveva bevuto in eccesso, come confermato dal tasso di alcool riscontrato nel suo sangue.
Un processo che si prospetta complicato
Si tratterà comunque di un processo complicato. La tesi dei pm è che l’incidente poteva essere evitato nel caso in cui la macchina fosse andata a velocità moderata e se Genovese fosse stato in condizioni normali. Va peraltro sottolineato come anche il tasso degli stupefacenti fosse fuori norma, pur non essendo stato contestato a Genovese, in quanto non è dimostrabile che li avesse assunti quella notte.
Versioni contrastanti sui fatti
Per capire meglio il quadro molto confuso che dovrà essere valutato nel corso del processo, va ricordato come esistano testimonianze contrastanti. A chi afferma che Gaya Von Freymann e Camilla Romagnoli avessero attraversato sulle strisce, si oppone infatti chi sostiene il contrario. La versione del perito sembra dare ragione a questi ultimi, alleggerendo in parte le responsabilità di Pietro Genovese. Che, dal canto suo, prosegue gli arresti domiciliari cui è sottoposto ormai dal 26 dicembre, accusato di duplice omicidio stradale.