La questione delle Rsa, le case di cura sempre più simili a veri e propri lazzaretti, è ormai esplosa anche nel Lazio. A far alzare i toni della polemica è stato il caso della struttura di Rocca di Papa, con la Regione Lazio all’attacco di un modus operandi assolutamente inadeguato. Un’accusa che però il San Raffaele respinge, cercando di allontanare la buriana che sembra approssimarsi sempre di più.
Rsa Rocca di Papa, la diffida di D’amato
Nella giornata di ieri è stato Alessio D’Amato a riaprire il fuoco. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio ha infatti notificato l’invio di una lettera di diffida al rappresentante legale della struttura. Il motivo dell’atto è da ricercare nella mancanza di titoli da parte del responsabile sanitario delegato a gestirla dal primo giorno di marzo.
Rsa Rocca di Papa, misure inadeguate
Lo stesso D’Amato ha poi precisato che i primi rilievi dell’audit clinico che sta svolgendo la Asl Roma 6, in accordo con il SERESMI (servizio regionale sorveglianza malattie infettive – Spallanzani) sembrano inequivocabili. Le misure di prevenzione finora adottate non risultano efficaci e non sono state rispettate le disposizioni che erano state impartite dalla Regione sin dal febbraio scorso. D’Amato ha poi ricordato che tutta la documentazione verrà messa a disposizione delle autorità competenti. Si prospetta quindi l’apertura di un nuovo fronte.
La risposta del San Raffaele
Carlo Trivelli, presidente del Gruppo San Raffaele, ha dal canto suo emesso una nota di risposta a D’Amato. Nella quale afferma che il gruppo da lui presieduto è sempre stato e sempre sarà al fianco del servizio sanitario regionale nell’interesse esclusivo di pazienti e operatori. La stessa nota ha poi confermato la validità delle scelte sinora adottate, rigettando le accuse provenienti dalla Pisana. Ora non resta che seguire l’evolversi dei fatti, proprio in considerazione dell’affermazione da parte della Regione di voler affidare l’intera documentazione alle autorità competenti.