Anche per l’ATAC è arrivato il momento di pensare alla fase due, ovvero alla ripresa di un’attività più simile possibile alla normalità. Una normalità che però si preannuncia abbastanza complicata, proprio alla luce della necessità di rispettare le norme di sicurezza previste contro il coronavirus.
I problemi della sanificazione
Il primo problema è proprio quello relativo alla sanificazione delle vetture. Dovrebbe avvenire di norma giornalmente, ma in realtà e nonostante il fatto che ne girino molte di meno, viene portata avanti a singhiozzo. Sanificazione che non viene fatta neanche per pali, sedili e maniglie, per le quali addirittura la sanificazione dovrebbe essere fatta più volte nell’arco della giornata. Una situazione denunciata dai sindacati, che si dichiarano pronti ad entrare in stato di agitazione ove la situazione non cambiasse.
Il distanziamento sociale sugli autobus ATAC
Un altro problema è quello relativo alla necessità di rispettare il distanziamento sociale. Anche in questo caso la polemica non manca. Roma servizi per la mobilità, infatti, ha deciso per un numero massimo di 20 persone, di cui 4 in piedi, ma gli autisti affermano che è impossibile rispettare il distanziamento già con 5 persone di meno a bordo.
ATAC: chi farà i controlli?
Anche i controlli costituiscono al momento un vero e proprio rebus. Gli autisti, infatti, non possono svolgere anche il ruolo di controllori a bordo. Anche perché se dovessero essere loro a farlo, rischierebbero l’incolumità di fronte alle intemperanze di eventuali trasgressori. L’azienda punta in questo caso sulla moral suasion, ovvero sul senso di responsabilità degli utenti.
Inoltre dovrebbe essere aumentata la flotta a disposizione, con un incremento pari ad circa 800 vetture, a fronte di un migliaio che sono attualmente in grado di circolare. Altre 400 sono attualmente ferme, né si prevede che possano essere rimesse in strada. A renderlo impossibile è il fatto che circa 300 manutentori sono attualmente in cassa integrazione o lavorano a singhiozzo.