Mentre i ricchi del calcio si apprestano a ripartire, restano a casa i lavoratori delle sale scommesse. Un vero e proprio controsenso, uno dei tanti di un Paese che evidentemente non riesce a seguire una logica valida per tutti, in tempi di coronavirus. Ma, con tutta evidenza, la logica sembra essere stata travolta dal Covid-19, come dimostra l’assurdo corollario del prelievo sulle scommesse previsto dal decreto governativo.
Oltre 3mila lavoratori in difficoltà
Rimangono chiuse le sale giochi, scommesse e bingo. Un blocco che sembra destinato a durare sino alla metà di giugno. Una decisione che riguarda oltre 3mila lavoratori a Roma e che rischia di fare ulteriori danni aggiungendosi ad una vera beffa.
Tra i provvedimenti governativi, infatti, è previsto anche un prelievo dello 0,3% nei confronti delle scommesse sportive. E’ stato ribattezzato “salva-sport”, ma avrà ben poco da salvare considerato che con la chiusura delle sale non ci sono scommesse.
Ancora più incredibile che si tengano chiuse le sale, la maggior parte delle quali possono dare luogo al necessario distanziamento, ma si permetta al calcio, uno sport che prevede il contatto fisico, di tornare. Ma evidentemente l’Italia ha deciso di trasformarsi nel Paese dei controsensi.
L’allarme dei sindacati
A denunciare l’assurdità di quanto sta accadendo sono stati i sindacati, che hanno avuto gioco facile nel mettere in rilievo le contraddizioni, le ennesime, che caratterizzano i provvedimenti governativi. Migliaia di famiglie, tra esercenti e lavoratori, dipendono infatti dalla riapertura delle sale, e dovranno attendere almeno un altro mese per poter respirare.
Il tutto senza poter accedere a forme di sostegno al reddito, che del resto hanno dimostrato di funzionare a singhiozzo per molte altre realtà. Una situazione assolutamente paradossale, che potrebbe provocare un vero e proprio effetto domino sul piano sociale, comportando la chiusura di molte attività del genere disseminate sul territorio e lo spostamento del gioco online.