Roma, la fine della banda dei Caf: la Polizia ferma il giro di usura e pizzo

È stata sgominata dalla Polizia di Stato una banda di usurai, strozzini e malviventi che picchiava e sequestrava chi non pagava la gang. Questo ciò che è successo a Roma, dove la Polizia di Stato ha sgominato la cosiddetta banda dei Caf. Una banda di malfattori che aveva la sua sede operativa in Via Ettore Rolli, nella zona Portuense di Roma, presso uno sportello di un Caf.

Il capo un romano di 40 anni

L’operazione della Squadra Mobile di Roma è scattata a seguito di alcune segnalazioni e denunce prodotte dalle vittime della banda. La Polizia a seguito delle indagini ha tratto in arresto il capo della banda, un uomo di 40 anni, originario della Capitale. Si tratta di un conducente di scuolabus, fino a questo momento incensurato. Per lui sono scattate le manette con le accuse di praticare l’usura. Una redditizia seconda attività che l’uomo pare portasse avanti dalla bellezza di 15 anni.

Era lui a capo di una gang che terrorizzava i suoi clienti con minacce e spesso passando dalle parole ai fatti, con pestaggi e minacce con armi da fuoco. Chi non pagava, veniva sequestrato e portato in un luogo dove avvenivano le percosse e le minacce con pistole ed armi varie. Presso il locale sede del Caf, venivano concessi prestiti a clienti inizialmente ignari di come sarebbe andata a finire la vicenda. Piccoli imprenditori in difficoltà economiche e bisognosi di soldi in contanti che finivano nelle mani di una banda che operava come fosse davvero un Centro di Assistenza.

Oltre al capo altri 5 in manette

Dalle indagini oltre al titolare della banda, sono emersi altri 5 soggetti pure loro arrestati. Per tutti oltre all’usura, reato di per sé pesantissimo, anche estorsione aggravata, lesioni aggravate ed esercizio abusivo di attività finanziaria. Gli accertamenti delle forze dell’ordine hanno consentito di ricostruire tutto l’operato della banda di criminali, comprese la formazione con tutti gli indagati e adesso arrestati che avevano ruoli ben precisi. Ogni mese alle vittime che finivano nella rete, la banda chiedeva la restituzione di una parte del prestito erogato, con una maggiorazione che arrivava anche al 40%. Interessi fissi mensili che non abbassavano mai il capitale che le vittime dovevano restituire, e se non pagavano, si passava alle maniere forti.

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