A partire dal 28 gennaio 2021, nel Lazio sarà somministrato il vaccino contro il Covid ai cittadini over 80. Si tratta di una fetta importante di popolazione in quanto risultano essere oltre 400 mila persone. La vaccinazione avverrà anche grazie al contributo dei medici di famiglia che si sono resi disponibili. Ad annunciare questo è stato Alessio D’Amato, assessore alla sanità laziale, che ha parlato presso la commissione competente della Pisana.
Il punto sul vaccino anti-Covid
Durante la commissione competente della Pisana, Alessio D’Amato, assessore alla sanità della regione Lazio, ha informato che a partire dal 28 gennaio inizierà la somministrazione del vaccino anti-Covid agli over 80. Tale campagna vaccinale vedrà come protagonisti i medici di ordine generale che si sono resi disponibili. L’assessore ha riferito anche che «è stato richiesto a tutti gli ordini dei medici e della alte professioni sanitarie di fornire nel dettaglio i numeri di manifestazioni di interesse del personale sanitario non operante direttamente nel servizio sanitario regionale. Siamo in attesa entro il 18 che le strutture ricevano questi numeri per programmare, nella fase che si aprirà da febbraio, la somministrazione anche a queste categorie».
D’Amato, nel corso della VII Commissione del Consiglio regionale del Lazio ha dato ulteriori spiegazioni. Durante la sua relazione sulla situazione pandemica nella regione, ha infatti affermato che nella prima fase «i soggetti individuati a livello nazionale per la vaccinazione sono gli operatori sanitari e sociosanitari, sia pubblici che privati, i residenti e il personale dei presidi residenziali per gli anziani, una platea che nel Lazio assomma 128.000 persone. Attualmente a noi sono arrivati circa 95.000 vaccini in tre diversi invii. In media un invio è di circa 40.000 dosi».
A partire dal giorno 28 gennaio 2021 prenderà il via quindi la fase successiva di vaccinazione. La campagna vaccinale riguarderà quindi gli over 80. D’Amato ha spiegato che questa categoria di soggetti «sono oltre 400.000 a livello regionale, e su questo si è ritenuto di coinvolgere anche i medici di medicina generale, oltre alla rete dei 20 hub e ai 60 spoke».