La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha incontrato il premier ungherese, Viktor Orban, al quale ha parlato di Ilaria Salis, l’insegnante 39enne di Monza, in carcere dall’11 febbraio 2023 con l’accusa di lesioni aggravate.
Intanto, il padre di Ilaria Salis ha annunciato che querelerà il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che – intervenuto sulla vicenda – ha detto: “Se Salis fosse condannata, non la vorrei più in classe”.
Giorgia Meloni incontra Viktor Orban
Un rapido e giusto processo, nel rispetto della dignità della sua persona. Sono queste le richieste avanzate dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al premier ungherese, Viktor Orban sulla vicenda di Ilaria Salis, l’insegnante italiana detenuta in Ungheria. Per quanto concerne le procedure e il trattamento riservato all’imputata, detenuta dall’11 febbraio scorso, la leader di Fratelli d’Italia ha spiegato di non poter fare altro.
“I governi non entrano nei processi” ha detto Giorgia Meloni. Per quanto riguarda le catene, poste alle mani e ai piedi di Ilaria Salis, è una pratica – ha spiegato Meloni – che vige anche in molti Paesi occidentali. Insomma, l’obiettivo è quello di salvaguardare i rapporti con il Paese in cui è detenuta l’insegnante milanese, pur cercando di ottenere un processo rapido.
Di ben altro avviso è il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, che è stato querelato per diffamazione dal padre di Ilaria Salis, per una frase pronunciata sull’insegnante. “Se fosse condannata non la vorrei più in classe” ha detto il leader della Lega.
L’arresto e le accuse
Lo scorso anno Ilaria Salis si è recata a Budapest per protestare contro alcuni neonazisti. Durante la manifestazione ne avrebbe aggrediti due attivisti di estrema destra. Le persone colpite non avrebbero sporto denuncia e Ilaria Salis non sarebbe stata arrestata nell’immediatezza dei fatti, ma qualche ora dopo l’aggressione, mentre si trovava su un taxi.
Il 29 gennaio scorso è stata portata in Tribunale, ammanettata mani e piedi. L’insegnante ha rifiutato il patteggiamento a 11 anni di carcere e si è dichiarata innocente. Se fosse dimostrata la sua colpevolezza, rischia 20 anni di detenzione.