La Roma è ormai in aperta crisi. Dopo le festività di Natale, come al solito, la squadra giallorossa si è letteralmente squagliata e ora la Champions League sembra un vero e proprio miraggio. Soprattutto se gli uomini di Fonseca dovessero fallire la prossima gara di Bergamo.
La nuova situazione, peraltro, potrebbe andare a riflettersi anche sulla vendita del club. Se la firma dell’accordo tra James Pallotta e Dan Friedkin sembra ormai sicura, i tempi potrebbero dilatarsi. Una evoluzione dettata proprio dall’aggravarsi della crisi tecnica.
Roma, svalutazione in atto
Com’è ormai noto, un conto è entrare in Champions League, altro è disputare l’Europa League. Alla Roma lo sanno bene, proprio perché gli introiti della competizione maggiore sono stati copiosi nelle ultime due occasioni che l’hanno vista protagonista. Mentre quelli della competizione minore, a meno di un cammino molto lungo, non lo sarebbero altrettanto.
C’è poi il discorso relativo al valore della rosa.
Un asset che conta molto a livello di bilancio e che le ultime vicissitudini stanno intaccando molto. In pratica quasi tutti i giocatori stanno vedendo abbassarsi il loro valore di mercato. Basti pensare a Under, ad esempio, che in questo momento sembra molto lontano dai 40 milioni richiesti al Milan in sede di mercato. In pratica solo Diawara avrebbe aumentato il suo valore, mentre rimane al minimo stazionario quello di Zaniolo.
Roma, cosa potrebbe accadere ora?
Proprio alla luce di queste considerazioni, la trattativa di cessione della Roma potrebbe essere rallentata dall’ipotesi di una svalutazione anche del prezzo concordato. Ove la squadra giallorossa restasse fuori dalla Champions League, e venendo a mancare introiti corposi, per la nuova proprietà si renderebbe necessario rafforzare la squadra, cercando però di mantenere un equilibrio tra entrate e uscite.
Se è vero che nel primo anno, in caso di nuova proprietà il Fair Play Finanziario non viene applicato, è anche vero che Friedkin non potrà allargare troppo i cordoni della borsa. Il tutto costringerebbe a cercare un piano alternativo.
Occorre ridurre le spese
Un piano alternativo che non potrebbe che partire dal ridimensionamento del monte ingaggi della squadra. Attualmente la Roma è al terzo posto in tal senso, dopo Juventus e Inter, a quota 125 milioni di euro. A pesare sono soprattutto gli ingaggi di atleti che rendono poco e potrebbero essere quindi facilmente rimpiazzati, a partire da Fazio, Kolarov e Juan Jesus.
Un discorso a parte è quello di Pastore, da cui potrebbe dipendere molto il prossimo mercato. Se si riuscisse a piazzare l’argentino, magari in Cina (coronavirus permettendo), la Roma si liberebbe di circa 9 milioni da corrispondere sino al 2023. Sembra però complicato pensare che qualcuno possa accollarsi un peso di questo genere. Ecco perché la strada di Friedkin potrebbe farsi molto accidentata.