L’emergenza abitativa continua a colpire Roma. Nella capitale, infatti, soltanto un quarto circa delle richieste annuali viene assorbita dalle case popolari. Una situazione destinata ad aggravarsi con il passare del tempo, anche a causa della mancata costruzione di nuovi alloggi in grado di assorbire il pregresso.
Se negli anni passati erano i residence a fornire un aiuto, ora la loro progressiva chiusura apre un nuovo fronte. Aggravato dal fatto che il Buono Casa (sino a 800 euro) previsto dalla giunta Marino viene erogato a soli 400 nuclei familiari, mentre sembrano non funzionare gli altri strumenti previsti per fare fronte all’emergenza abitativa.
Emergenza abitativa: non funzionano i contributi per l’affitto
Oltre al Buono Casa, ci sarebbero altri due contribuiti per l’affitto: quello da 516 euro introdotto con la delibera 169 del 2019 e il contributo all’affitto erogato dai municipi. Il primo è insufficiente per coprire l’intero costo di un affitto, il secondo è scarsamente finanziato.
A fronte di questi problemi, vanno ricordate le cifre dell’emergenza abitativa a Roma: sono 2600 le famiglie che rientrano in questa particolare fascia. Cui vanno aggiunte le 13mila iscritte alle liste di attesa per poter avere una casa popolare. Cifre che fanno capire le dimensioni di un fenomeno destinato ad aggravarsi, senza risposte puntuali da parte delle istituzioni.
Emergenza abitativa: scarsa trasparenza nell’accesso ai dati
Nell’incontro in Commissione Trasparenza dedicato alle graduatorie ERP, è stato il direttore del Dipartimento Politiche Abitative, Stefano Donati, ad ammettere che l’informazione dovrebbe essere più capillare. Cosa che non accade al momento, anche per la mancanza di risorse e personale degli uffici pubblici.
Il Comune, proprio per cercare di incidere su questa tematica, ha di recente approvato il Piano Strategico di Roma Smart City. In pratica prevede che la tecnologia e il digitale possano semplificare il rapporto tra cittadini e amministrazione anche in questa delicata materia. Resta solo da vedere quanto tempo sarà necessario per poter avere i primi risultati apprezzabili.
Il problema degli inquilini immortali
Uno dei problemi che potrebbero essere risolti dal digitale è ad esempio quello degli inquilini immortali. Si tratta di quelli che di anno in anno muoiono o si trasferiscono. Senza che per lungo tempo si riesca a rimettere in circolazione la casa popolare liberatasi nel frattempo, causa mancanza di comunicazioni tempestive.
E’ Angelo Fascetti, dell’Usb associazione inquilini, a segnalare come una sana gestione del patrimonio abitativo, potrebbe permettere di riassegnare tra Comune e Ater circa mille case all’anno. Per portarla avanti, però, servono appunto servizi digitali e personale.
A ricordarlo è Athos De Luca, rappresentante democratico della Commissione Ambiente del Comune, che chiede un intervento urgente di Virginia Raggi. Su un’emergenza che è però di molto precedente all’avvento dell’attuale sindaca.