Dopo decenni in cui la sanità pubblica laziale è stata sacrificata per esigenze di bilancio, ora il coronavirus spinge ad una riflessione complessiva. Una riflessione che nel Lazio sembra essere ancora più attuale, alla luce delle politiche portate avanti sia dal centrodestra che dal centrosinistra. Politiche che hanno portato la sanità regionale ad essere la peggiore in Italia. Ad affermarlo è stato il Rapporto Oasi 2018 (Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano), presentato alla Bocconi dal Cergas.
Una crisi che ha spinto ora l’Unità Sindacale di Base e le Camere del Lavoro Autonomo e Precario a chiedere una totale revisione in tal senso. La richiesta è stata formulata durante la conferenza stampa congiunta tenuta davanti alla sede della giunta regionale del Lazio, a Garbatella.
Sanità: cosa chiede l’USB
E’ stata Michela Flores, di USB Sanità Roma e Lazio ad affermare che dopo un decennio di commissariamento, la situazione nella regione è allarmante. Una situazione che impone quindi di rivedere totalmente le politiche portate avanti in questo periodo. Per farlo, l’USB chiede un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni del personale precario attingendo alla graduatoria delle 7mila persone ritenute idonee. Inoltre chiede l’applicazione e il rispetto della legge 4 del 2017, in cui è previsto un punteggio di anzianità nelle procedure concorsuali per i lavoratori esternalizzati.
Sanità: rivedere anche le politiche nazionali
Se in questo caso è la sanità laziale, ad essere nel mirino di USB e CLAP, i due sindacati intendono estendere la battaglia a livello nazionale. Proprio in quest’ottica chiederanno quindi un incontro con il Ministro della Sanità, Roberto Speranza. Nel corso del quale sarà avanzata una proposta dirompente, ovvero il ritorno del settore sanitario nelle mani dello Stato, eliminando la competenza delle Regioni.
Togliendo in tal modo anche il potere abnorme assunto dalle Aziende Sanitarie Locali. Si tratta di un piano molto ambizioso, che potrebbe però essere favorito proprio dall’estendersi del coronavirus. Di fronte al quale la sanità nazionale, tutta intera, sta mostrando le vistose crepe lasciate dalle privatizzazioni e dal dimagrimento dei bilanci portati avanti con l’avvento del nuovo millennio.
Annullato lo sciopero del 9 marzo
Proprio in considerazione dell’estendersi della crisi, l’USB ha peraltro provveduto a cancellare lo sciopero inizialmente previsto per il 9 marzo. In sua sostituzione il sindacato potrebbe ripiegare su un presidio davanti alla sede della Regione. La stessa Regione che nel corso dell’ultimo decennio ha deciso di chiudere 16 ospedali e tagliare oltre 3600 posti letto, oltre al 14% del personale.
Una cura dimagrante dovuta all’esigenza di non appesantire il bilancio, che però ora potrebbe aprire le porte ad un vero e proprio disastro, se il coronavirus dovesse approdare nel Lazio. Alla luce di queste considerazioni, si può comprendere la richiesta formulata da USB e CLAP. Anche in considerazione del fatto che sono sempre di più coloro che chiedono una totale revisione della politica sanitaria nel nostro Paese.