Coronavirus, l’allarme di commercio e settore edile

Il lockdown rischia di affossare un gran numero di imprese anche a Roma. Ove gli allarmi più forti arrivano al momento da commercio e edilizia, settori messi in ginocchio dall’imperversare del coronavirus. Entrambi chiedono alle istituzioni di attivarsi per attivare strumenti in grado di permettere di resistere alla crisi senza dover chiudere definitivamente i battenti.

La petizione dei commercianti

La petizione indirizzata dai commercianti alle istituzioni chiarisce subito la situazione che si sta prospettando: “Il mondo del commercio al dettaglio, soprattutto le micro e piccole imprese, hanno e avranno estreme difficoltà a poter riaprire le proprie attività se una serie di adeguate e immediate misure non saranno poste in essere”.

Firmata da una lunga serie di associazioni, è stata indirizzata non solo al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ma anche al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, alla sindaca di Roma, Virginia Raggi e a Nicola Zingaretti, nella sua veste di Presidente della Regione Lazio. Tra le proposte inserite nella comunicazione una moratoria per gli affitti nel periodo in cui le attività resteranno chiuse per il prolungarsi dell’emergenza, la sospensione delle procedure fallimentari in atto e delle segnalazioni in Cai e Centrale Rischi.

La situazione dell’edilizia

Quello che sta accadendo nel settore edile è invece oggetto di una relazione dei segretari generali di Filca Cisl di Roma e del Lazio, rispettivamente Nicola Capobianco e Fabio Turco. Dalla quale si apprende che sarebbero oltre 3500 le aziende laziali che hanno richiesto la cassa integrazione. Sarebbero più di 20mila i lavoratori interessati, di cui 13mila solo nella capitale, con il 60% dei cantieri fermi. Per un settore in crisi da 12 anni si tratta di un momento straordinariamente negativo, cui sfuggono solo le imprese che lavorano alle opere di pubblica utilità. Una crisi di cui, al momento, non si vede la possibile fine.

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