La Fase 2 si presenta con molte incognite per i commercianti. A partire da una lunga serie di prescrizioni da rispettare per poter operare in sicurezza e assicurarne ai clienti. Come il gel da mettere all’entrata e da utilizzare prima di procedere al pagamento con il bancomat, la misurazione della temperatura del cliente, la sanificazione dei capi di abbigliamento e del negozio. Incognite che starebbero spingendo molti di loro ad optare per la non riapertura. Più di mille quelli che avrebbero già espresso la loro contrarietà in tal senso, secondo Confcommercio.
Il problema è soprattutto del centro storico
Il problema si avverte soprattutto al centro storico, ove gli affitti sono altissimi e si prevede un crollo degli acquisti intorno al 70%. Condizioni che fanno tremare il polso a molti, anche perché manca sinora qualsiasi tipo di risposta da parte del governo. Mentre permangono i quesiti su cosa occorre fare, a partire dalla sanificazione: per chi vende abiti, in particolare, sarebbe obbligatorio sanificare il camerino dopo ogni prova. Un modus operandi chiaramente improponibile, come del resto il ricorso alla macchina per spruzzare ozono all’interno del negozio quando è chiuso, che costa 1500 euro.
Proliferano i movimenti contrari
In questo quadro stanno proliferando i movimenti di commercianti contrari alla riapertura. A partire da “Io non apro”, lanciato da Giulio Anticoli, o “Risorgiamo Italia”, entrambi nati su Facebook.
Anche in questi casi si chiede aiuto concreto ad un governo che sinora si è limitato ai proclami. Che, però, per il commercio lasciano in pratica il tempo che trovano.
Ove le risposte non arrivassero, la Capitale potrebbe arrivare alla Fase 2 con una notevole quantità di saracinesche abbassate, in particolare al centro storico, ove peraltro i comitati civici si oppongono a qualsiasi ipotesi di aiuti come quelli sull’Occupazione di Suolo Pubblico, preferendo preservare monumenti che, per lungo tempo, nessuno arriverà ad ammirare, considerato il blocco del turismo.