L’agenda delle occupazioni di Casa Pound si arricchisce di un nuovo capitolo. Militanti dell’associazione di estrema destra, infatti, hanno provveduto ad occupare una serie di prefabbricati di proprietà del Ministero della Difesa e gestiti dall’Aeronautica Militare.
L’area in questione è il Villaggio Azzurro di Ostia e i fabbricati furono costruiti negli anni Cinquanta, al numero 263 di via delle Baleniere. L’operazione è avvenuta questa mattina e ora sono venti le famiglie che occupano abusivamente l’area.
Lo strano rapporto di Casa Pound con le occupazioni
Sbraitano contro le occupazioni degli altri e magnificano le proprie. Una vera e propria contraddizione quella che ormai da decenni caratterizza Casa Pound. Pronta ad esempio a condannare l’occupazione nei pressi di Piazza Vittorio degli antagonisti di sinistra, ma dedita da anni all’occupazione di uno stabile a Via Napoleone III che ha provocato non solo polemiche, ma anche un danno erariale che ha spinto la Corte dei Conti a condannare i dirigenti che non si sono mai mossi per stroncare definitivamente la situazione. Un modello, quello delle occupazioni abusive, che evidentemente piace solo se fatto dai propri militanti, come è accaduto stavolta a Ostia.
La reazione del PD
Una nota del senatore Bruno Astorre, segretario del PD Lazio afferma la gravità dell’occupazione, non mancando di cogliere la palla al balzo per attaccare la sindaca Virginia Raggi. “E’ gravissimo quanto sta accadendo ad Ostia. Sconcerta il silenzio della presidente del X municipio, Giuliana di Pillo, e della sindaca Virginia Raggi nei confronti di un atto illegale e pericoloso, in un territorio che chiede rispetto e legalità. Ci auguriamo che si fermi al più presto questa occupazione, prima che diventi una vera e propria bomba sociale”. Magari Astorre avrebbe potuto attaccare anche chi da decenni permette a Casa Pound di occupare uno stabile di pregio in una zona centrale di Roma. O ricordare che di recente la Regione Lazio, guidata dal suo partito, ha sanato le occupazioni abusive nelle case popolari regionali. Stranezze della politica laziale.