Roma democratica dice basta all’impunità di Casapound

La Roma democratica sembra finalmente pronta a presentare il conto a Casapound. Dopo la contestazione a Virginia Raggi, diventata ben presto un atto squadristico, ora per i neofascisti la pazienza sembra essere ormai in via di esaurimento. Come dimostra la convocazione di una manifestazione per il 27 maggio, per protestare contro l’occupazione dei prefabbricati di Via delle Baleniere a Ostia portata avanti da Casapound approfittando del lockdown.

Il comunicato dell’ANPI

“Da metà di aprile i fascisti di Casapound, approfittando dell’impunità vissuta al centro di Roma e del lockdown dovuto all’epidemia, hanno occupato i locali del Ministero della Difesa ad Ostia. Riteniamo inaccettabile ed una vera e propria sfida allo Stato che tale formazione voglia radicare la propria presenza in strutture pubbliche in un territorio già infestato dalla criminalità organizzata e che sta pesantemente soffrendo la crisi economica. Lo stesso gruppo resosi protagonista di innumerevoli episodi di violenza e che solo qualche giorno fa ha compiuto una aggressione di stampo squadristico nei confronti addirittura della sindaca di Roma”. Questo il commento rilasciato dall’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia in vista dell’appuntamento del 27.

L’aggressione alla Raggi ultimo atto di una catena

Proprio l’aggressione alla Raggi, però, sembra la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un atto squadristico il quale sembra aver finalmente richiamato la necessità di porre un argine all’aggressività della destra neofascista. Come dimostrano le adesioni alla manifestazione indetta dall’Anpi di molti partiti che si richiamano almeno a parole alla sinistra.

A partire da quel Partito Democratico dal quale, peraltro, non sembrano mai arrivate parole di solidarietà alla sindaca, che ormai da tempo combatte in pratica da sola la sua battaglia contro Casapound, per i fatti di Ostia. Salvo mettere il cappello sulla manifestazione indetta dall’ANPI. Magari sarà il momento giusto per pronunciare quelle parole di condanna che sinora sono mancate.

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