Come era facilmente prevedibile, Virginia Raggi non ha esitato ad accettare il guanto di sfida dei suoi avversari e ha nominato Roberta Della Casa consulente per il Municipio Roma IV. Un atto prevedibile soprattutto alla luce del fatto che il Tiburtino è troppo importante per essere regalato ad altri da una fazione del M5S la quale sembra ormai lavorare per restituire la città a chi la governa da decenni e si sente espropriato dall’esperienza grillina in Campidoglio.
Monica Lozzi: un atto di bullismo
Naturalmente i primi a farsi sentire sono proprio i grillini dissidenti. A partire da quella Monica Lozzi, presidente del Municipio VII che definisce quello della Raggi un atto di bullismo. Dimenticando però che i cittadini del Tiburtino erano a loro volta stati bullizzati da un atto come la sfiducia votata all’unanimità con le opposizioni a quella Roberta Della Casa che aveva trionfato nel voto popolare del 2016. Una strana dimenticanza quella della Lozzi, forse da spiegare con la voglia di proporsi come candidato del M5S per le prossime comunali.
Pelonzi: la lealtà conta più della competenza
Di rilievo anche la reazione di Giulio Pelonzi, capogruppo democratico in Campidoglio, secondo il quale l’atto della Raggi dimostra che la lealtà politica di corrente conta più della competenza. Di rilievo proprio perché proveniente da un partito in cui da sempre l’appartenenza alla corrente giusta è in grado di far decollare una carriera e abbatterne un’altra.
Il culmine dell’umorismo, involontario naturalmente, viene però toccato da un consigliere municipale di Forza Italia, Dino Bacchetti. Secondo lui la Raggi non può rimettere in sella una presidente che viene cacciata dalla porta dai rappresentanti istituzionali espressi dal voto popolare del 2016.
Peccato che quella presidente fosse il risultato dello stesso voto popolare, il quale probabilmente conta solo a intermittenza. A conferma di una politica, quella romana, che sembra assomigliare sempre più ad una vera e propria commedia.